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Guarda Silvia che se non ti calmi sarò costretto a prendere seri provvedimenti intesi ?" Ma lei, lei aveva quella luce negli occhi, quella luce che il padre conosceva bene, quella luce che le fece vincere da piccola la corsa staffetta ai giochi della gioventù con una caviglia slogata
:"Guarda!" gli disse decisa, il padre guardo' la lattina di Pepsi e sotto c'era scritto:"Hai vinto un giorno a Neverland" suo padre si zitti' pensieroso. Appena furono a casa la ragazza chiamò il numero di centralino del concorso, gli diede i numeri di serie della lattina, le confermarono la vittoria, la ragazza svenne di colpo e suo padre prese il telefono e ascoltò tutte le istruzioni che la centralinista gli diede. Il fine settimana trascorse con la ragazza che
faceva duemila prove di abiti e presentazioni dalla più semplice con camicetta bianca e cerchietto e un Ciao Michael, alla più complicata, un look più aggressivo con giubbotto di pelle e borchie e un :" Ciao Cocco !"  tipo Olivia Newton John in Grease. Ed ecco finalmente arrivato il lunedì, quando fu sull'aereo si zitti' e cominciò sul serio a tremare, perché a volte bisogna stare attenti a ciò che si desidera perché lo si potrebbe ottenere e non sapere come
gestirlo. Quando con la sua valigetta fu condotta su un pulmino nero con vetri scuri, capì che quella era la penultima tappa, dopodiché lo avrebbe visto, sarebbe entrata a Neverland e lui l'avrebbe abbracciata, perché era gentile e abbracciava tutti, tutti quelli CHE CONOSCEVA!! Le vennero in mente le parole di suo padre la sera prima della partenza:"Mi raccomando tesoro, tu credi di conoscerlo bene perché lo vedi tutti i giorni sui video, ascolti la sua
musica, guardi le sue foto, ma ricorda che lui non ti conosce e questo ti farà del male, purtroppo la vita del fan è molto dura, ok? Promettimi che quando ti accorgerai che gli occhi che tu riconosceresti fra mille, ti guarderanno come un estranea, non piangerai ok ??" Ok gli rispose Silvia ma già stava cambiando idea. Come poteva essere!! Lei viveva per lui e lui neanche sapeva che esisteva?? Di nuovo quella luce da corsa nel sacco, nei suoi occhi e mentre
i suoi pensieri galoppavano folli, il pulmino si fermo'.
Un uomo gigantesco di razza afroamericana le aprì lo sportello, la luce fu accecante, Silvia indosso' subito gli occhiali da sole e scese.

Ed eccolo li, in fondo al viale di terra battuta gialla, eccolo li, con il Black Fedora, gli occhiali Ray Ban neri, la camicia, la camicia rossa che lei aveva sfiorato con la punta delle dita a Roma, prima che lui sparisse fra la folla di guardie del corpo
entrando in Albergo, lei si impose la calma, voleva fargli capire che non era come tutte le altre, che lei era diversa, che lei lo amava davvero. Oddio era difficile camminare sulle gambe che sembravano mille e mille gomme per cancellare messe in pila l'una su l'altra, ma lei ci riuscì e quando si avvicinò  successe una cosa che da principio la fece star male, lui le sorrideva mentre lei gli camminava incontro ma, man mano che lei si avvicinava il sorriso di lui andava scemando fino a quando lo perse totalmente. Lei rimase impietrita, dietro di loro  il cancello oro e nero si stagliava netto fra il verde dei prati e l'azzurro del cielo, lei sapeva bene che la scritta in francese sul cancello  recitava la frase:"GUAI A CHI PENSA MALE" lei l'aveva sempre trovata curiosa quella frase, come si poteva pensar male di Michael Jackson, di lì a pochi anni la frase purtroppo avrebbe preso un più amaro significato. Lui apri' il cancello
con la mano destra e con la sinistra la fece accomodare dentro:"Ciao Michael" disse lei inghiottendo in un secondo tutte le prove, tutte le facce, tutte le frasi dette davanti allo specchio della sua cameretta che ormai era lontana anni luce,  lui le disse ciò che lei in tutte le sue ipotesi di incontro non avrebbe mai immaginato, lui disse: "Non ci posso credere... Sei veramente tu!" Silvia rimase a bocca aperta perché proprio non capiva e lui la prese per
mano e la tirò in una corsa sfrenata: "Vieni" le disse e corsero insieme dentro l'immensa casa, una volta dentro Michael la condusse in cima alle scale, poi girarono sulla sinistra e passarono vicino a due statue di soldatini giganti e sotto a due statue di un bambino e di una bambina che tenendosi per mano formano un piccolo tunnel in aria: "Non ci posso credere!" continuava a dire lui mentre cercava una cosa nel suo armadio. "A chi lo dici!!" Rispondeva lei
con gli occhi fuori dalle orbite, lui per un attimo fermò la sua frenetica ricerca e la guardò, scoppiò a ridere come un matto e le disse: "Dovresti vedere la tua faccia!!" lei gli sorrise e gli tirò un cuscino e lui continuò a cercare. Poi finalmente estrasse un grosso album di foto, perché nel 1988 non c'erano i telefonini con le telecamere e i selfie e le immagini del cibo del ristorante, nel 1988 c'erano le foto, quelle vere, che si andavano a stampare e si pagavano ad una ad una e poi per ammirarle si incollavano una dopo l'altra sull'album dei ricordi. Michael le disse: "Vieni a vedere!" poggiò l'album sul letto, lei guardò fuori dalla finestra, infondo si vedeva il famoso luna park, poi si voltò e lo inquadrò bene, si avvicinò, oddio quegli occhi, quanto li aveva guardati sui poster, lui aprì l'album e .... Incredibile sulla prima pagina c'era scritto ROMA e sotto c'era una foto di Silvia in mezzo alla folla del concerto e subito dopo c'era un'altra foto di Silvia in mezzo alla folla sotto l'albergo e di nuovo Silvia in mezzo alla folla all'aeroporto. Lei si mise una mano sulla bocca e lui le scanso' una ciocca di capelli dal viso, mise due dita sotto il suo mento e lei sentì il tessuto ruvido dei cerottini accarezzarle il mento, poi alzò lo sguardo e quella volta gli occhi che la guardavano non erano di carta, lui la baciò delicatamente sulle labbra e poi si abbracciarono forte, in modo stretto, saldo, come due persone che avevano
sofferto la mancanza l'uno dell'altra per troppo tempo, lui tenendola stretta le disse: "Devi avvertire qualcuno che rimarrai a vivere qui vero?" Lei gli rispose: "Non prima che tu mi abbia offerto uno zucchero filato sulla ruota panoramica!!"

Lui le riprese la mano e insieme si diressero verso il luna park.
Il cancello... si chiuse per sempre.
A... dimenticavo...
GUAI A CHI PENSA MALE !

 

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