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...stringo le mani allo sterzo dell'auto e chiudo forte gli occhi preparandomi all'urto, ci travolge, buio totale,  mi sento fluttuare nel vuoto, poi sento che l'auto atterra e la luce mi avvolge di nuovo, apro gli occhi, mi guardo intorno, un cartello dice Beverly Hills Wilshire Boulevard. Sono incredula, poi lo vedo... un uomo alto con uno strano turbante nero in testa che prende a calci gli pneumatici di una Jeep ferma sulla corsia di destra, il turbante cade a terra, non ci posso credere... è proprio lui, Michael! Mi sporgo dal finestrino e chiedo ad un passante in che mese e in che anno siamo, lui mi risponde che è il 12 maggio 1992. Il passante se ne va guardandomi strano, poi dall'altra parte della strada lo vedo arrivare, vedo arrivare per Michael l'inizio della sua fine, ma io sono lì e lo impedirò. Mel Green si avvicina a Michael, ci parla e lo conduce alla Rent - A- Wreck, io li seguo silenziosa, lì so lo attendono Dave Schwartz il proprietario della Rent -A - Wreck e sua moglie June con i figli Lilly e Jordan Chandler. Michael sorride ignaro di aver dato inizio alla sua fine. Lascio l'auto con il motore acceso ed entro.

"Michael ti prego, mi fai un autografo sul sedile dell'auto?" Lui si volta e mi sorrise, contavo sul suo amore per i fan. La signora June mi intima di uscire e di non disturbare il signor Jackson, fatico a non picchiarla... ma Michael la ignora e sale in  auto con me per l'autografo. Appena dentro blocco gli sportelli e parto a manetta anche se non conosco le strade, ma da brava romana so districarmi bene nel traffico. 

"Hey ma che fai?" Dice Michael preoccupato. Gli passo la mia borsa e gli dico di prendere il libro. Lui lo guarda con un viso che non gli ho mai visto. Appena mi è possibile mi fermo e gli faccio leggere tutto, le accuse, i processi, i guai finanziari, la data di morte. Lui mi guarda di nuovo incredulo, gli mostro i miei documenti e quelli dell'auto, gli spiego che non so come ma ho fatto un viaggio nel tempo solo per lui e non so se potrò mai tornare a casa ma so che sono lì per salvarlo e questo mi basta. Lo vedo sbalordito, chi non lo sarebbe stato? Poi il suo enorme sorriso mi fa capire che mi crede. Quando aprì il libro questa volta le pagine erano bianche, tutte ancora da scrivere. Mi abbracciò e ci avviammo verso Neverland.

SILVIA MIZZON

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